Montemitro
By Nancy DeSanti
Province of Campobasso, Region of Molise
The small town of Montemitro is located in the province of Campobasso near the Trigno river. It has approximately 468 inhabitants, known as Montemitrani.
This town is one of the Molise centers founded by refugees from the Balkans. Montemitro was founded in 1461 by a Croatian community under the leadership of Giorgio Castriota Skanderberg. The population still speaks a Slavic dialect. Like Acquaviva Collecroce and San Felice del Molise, Montemitro is home to a community of Molisian Croatians, most of whom speak a particular Croatian dialect as well as Italian.
The patron saint of Montemitro is Santa Lucia, and the church dedicated to her is the Church of Santa Lucia Vergine e Martire. However, the town does not celebrate the feast of Santa Lucia on its customary date of December 13, but rather on the first and last Fridays of May. This honors the crossing of the Adriatic Sea to Italy in the 15th century by the ancestors of the town’s residents who are believed to have carried a statue of Santa Lucia with them, arriving in Italy on a Friday in May.
The language of the three cities is considered an endangered diaspora language. Along with Acquaviva Collecroce and San Felice del Molise, the town of Montemitro is being studied by anthropologists and language specialists. The residents keep ancient traditions, like the hand-weaving of blankets and tablecloths, and have a deep devotion to Santa Lucia, their patron saint.
Roughly 1,000 people in the towns of Montemitro, San Felice, and Acquaviva Collecroce speak Slavomolisano — or na-našo (pronounced “na-nasho”) — a blend of ancient Croatian and the local Italian dialect of the Molise region.
Created from the blend of Italian culture and the language spoken by 15th-century Croatian refugees, na-našo, meaning “our way,” its associated traditions have been passed down for generations. But as the town’s population has dwindled over the years and Italian has overtaken na-našo as their primary language. That heritage is fading.
Older members of the community have mostly accepted the possibility that their language will die out within the next few decades. But others, particularly younger people, are determined to see their culture preserved. Even though they may not speak na-našo as fluently as their forebears, they are a driving force behind efforts to celebrate and conserve their blended heritage.
Interestingly, na-našo would never have existed if the Ottomans had not invaded the Balkan peninsula in the 1400s, driving thousands of refugees toward the coast of Croatia and eventually across the sea to Italy. By the end of the 15th century, hundreds had landed along Molise’s coast, according to Giovanni Piccoli, a native of Acquaviva and former professor of Latin, Italian, and history at local universities.
At that time, Montemitro, Acquaviva, and San Felice had been abandoned due to an earthquake in 1456. So “the feudal lords, desperate to repopulate their lands, invited the refugees to inhabit these abandoned towns,” said Piccoli. After arriving in Molise, these refugees mixed their language with the local one, creating na-našo, and married the cultural and religious practices they had brought with them with local traditions.
But that was centuries ago. Today, Montemitro, the town that is arguably the most active of the three when it comes to speaking na-našo is also the smallest. That may be because Montemitro was poorly connected and isolated, which allowed its people to preserve the language for a longer time, said Padre Angelo Giorgetta, a local parish priest.
Even today, Montemitro retains some of that rugged remoteness. The streets encircling the town are unpaved, and tall grass and wildflowers grow in abundance along the streets. The people of the towns coexist with the wild landscape, often making their living off the land as farmers.
This ancient town has a panoramic view of the surrounding valley from around almost every corner; street names are written in both Italian and na-našo; and a smattering of benches in main squares are painted in vibrant colors, with local sayings and poetry verses in Italian and na-našo handwritten across the slats.
The cultural associations of the three towns recently banded together to create an artistic residency for Croatian artists with the aim of valorizing their cultural heritage through art. And there are tentative plans to host an artistic residency several times a year to coincide with the towns’ cultural and religious events.
These cultural efforts have also stretched across the sea to involve Croatia. Three Croatian presidents have visited the towns, most recently in 2018, to acknowledge the link Molise and Croatia continue to share despite five centuries of change. In fact, Montemitro has been granted an Honorary Consulate by Croatia.
AMHS member Joann Novello noted that Montemitro is her late mother’s hometown, and the priest mentioned in the article, Padre Angelo Giorgetta, is her mother’s cousin’s son. He visited the Novellos here about 15 years ago.
What to See
- Church of Santa Lucia, with a 14th century portal
Important Dates
- First and Last Fridays of May — Feast of Santa Lucia, the patron saint
Italiano
Tradotto da Ennio Di Tullio
Provincia di Campobasso, Regione Molise
Il piccolo comune di Montemitro si trova in provincia di Campobasso nei pressi del fiume Trigno. Ha circa 468 abitanti, conosciuti come Montemitrani.
Questo è uno dei centri molisani fondati dai profughi provenienti dai Balcani. Fu fondata nel 1461 da una comunità croata sotto la guida di Giorgio Castriota Skanderberg. La popolazione parla ancora un dialetto slavo. Come Acquaviva Collecroce e San Felice del Molise, Montemitro ospita una comunità di croati molisani, la maggior parte dei quali oltre all’italiano parla un particolare dialetto croato.
La patrona di Montemitro è Santa Lucia, e la chiesa a lei dedicata è la Chiesa di Santa Lucia Vergine e Martire. Il paese però non celebra la festa di Santa Lucia nella data consueta 13 dicembre, bensì nel primo e nell’ultimo venerdì di maggio. Questo onora la traversata del Mar Adriatico verso l’Italia nel XV secolo da parte degli antenati degli abitanti della città che si ritiene abbiano portato con sé una statua di Santa Lucia, arrivando in Italia un venerdì di maggio.
La lingua delle tre città è considerata una lingua della diaspora in via di estinzione. Insieme ad Acquaviva Collecroce, e San Felice del Molise, il comune di Montemitro è oggetto di studio da parte di antropologi e specialisti del linguaggio. Gli abitanti conservano ancora antiche tradizioni, come la tessitura a mano di coperte e tovaglie, e hanno una profonda devozione per Santa Lucia, la loro santa patrona.
Circa 1.000 persone nelle città di Montemitro, San Felice, e Acquaviva Collecroce parlano lo slavomolisano — o na-našo (pronunciato “na-nasho”) — una miscela dell’antico croato e del dialetto italiano locale della regione Molise.
Creato dalla fusione della cultura italiana e della lingua parlata dai rifugiati croati del XV secolo, na-našo, che significa “la nostra via”, le sue tradizioni associate sono state tramandate da generazioni. Ma poiché la popolazione della città è diminuita nel corso degli anni e l’italiano ha superato il na-našo come lingua principale, quell’eredità sembrava vicina alla fine.
I membri più anziani della comunità hanno per lo più accettato la possibilità che la loro lingua si estinguerà entro i prossimi decenni. Ma altri, soprattutto i più giovani, sono determinati a vedere preservata la propria cultura. Anche se potrebbero non parlare na-našo così fluentemente come i loro antenati, sono una forza trainante negli sforzi per celebrare e conservare la loro eredità mista.
È interessante notare che na-našo non sarebbe mai esistito se gli Ottomani non avessero invaso la penisola balcanica nel 1400, spingendo migliaia di rifugiati verso la costa della Croazia e infine attraverso il mare verso l’Italia. Alla fine del XV secolo, centinaia erano sbarcati lungo le coste molisane, secondo Giovanni Piccoli, originario di Acquaviva ed ex-professore di latino, italiano, e storia nelle università locali.
A quel tempo Montemitro, Acquaviva, e San Felice erano stati abbandonati a causa del terremoto del 1456. Così “i feudatari, nel disperato tentativo di ripopolare le loro terre, invitarono i profughi ad abitare questi paesi abbandonati,” racconta Piccoli. Giunti in Molise, questi profughi mescolarono la loro lingua con quella locale, creando na-našo, e sposarono le pratiche culturali e religiose che avevano portato con sé con le tradizioni locali.
Ma questo accadeva secoli fa. Oggi Montemitro, il paese che è probabilmente il più attivo dei tre quando si tratta di parlare na-našo, è anche il più piccolo. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che Montemitro era poco collegato e isolato, il che ha permesso alla sua gente di preservare la lingua per un tempo più lungo, ha detto Padre Angelo Giorgetta, parroco locale.
Ancora oggi Montemitro conserva parte di quella aspra lontananza. Le strade che circondano la città non sono asfaltate e lungo le strade crescono erba alta e fiori di campo. La gente delle città convive con il paesaggio selvaggio, spesso guadagnandosi da vivere lavorando come agricoltori.
Questa antica città ha una vista panoramica sulla valle circostante da quasi ogni angolo; i nomi delle strade sono scritti sia in italiano che in na-našo; e un’infarinatura di panchine nelle piazze principali sono dipinte con colori vivaci, con detti locali e versi di poesie in italiano e na-našo scritti a mano sulle stecche.
Le associazioni culturali delle tre città si sono recentemente unite per creare una residenza artistica per artisti croati con l’obiettivo di valorizzare il loro patrimonio culturale attraverso l’arte. E ci sono piani provvisori per ospitare una residenza artistica più volte all’anno in concomitanza con gli eventi culturali e religiosi delle città.
Questi sforzi culturali si sono estesi anche oltre mare per coinvolgere la Croazia. Tre presidenti croati hanno visitato le città, l’ultima volta nel 2018, per riconoscere il legame che Molise e Croazia continuano a condividere nonostante cinque secoli di cambiamenti. Montemitro, infatti, ha ottenuto il Consolato Onorario dalla Croazia.
Il membro dell’AMHS Joann Novello ha notato che Montemitro è la città natale della sua defunta madre, e il sacerdote menzionato nell’articolo, Padre Angelo Giorgetta, è il figlio del cugino di sua madre. Ha visitato i Novello qui circa 15 anni fa.
Le attrazioni del luogo:
- Chiesa di Santa Lucia, con portale del XIV secolo
Date da ricordare:
- Primo e Ultimo Venerdì di Maggio — Festa di Santa Lucia, patrona
November/December 2023